Partiamo da una delle questioni più drammatiche che il diritto internazionale e nazionale si trovano a fronteggiare: la sottrazione internazionale di minori. Questo fenomeno avviene quando un genitore trasferisce o trattiene il figlio in un altro paese senza il consenso dell’altro genitore o in violazione di una decisione giudiziaria. Si tratta di una violazione gravissima dei diritti del minore, che comporta conseguenze psicologiche e legali complesse e prolungate.
A livello normativo, il tema è regolato principalmente dalla Convenzione dell’Aia del 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori. Tuttavia, nonostante gli strumenti giuridici esistenti, le difficoltà pratiche nella gestione di questi casi rimangono enormi, soprattutto in contesti di conflitto intercontinentale o dove i sistemi giuridici sono estremamente diversi.
Le statistiche ci raccontano che i casi di sottrazione internazionale sono in aumento. La globalizzazione, le migrazioni e l’intensificazione delle relazioni familiari transnazionali, se da un lato rappresentano un arricchimento culturale e sociale, dall’altro aumentano il rischio di conflitti tra genitori di diverse nazionalità. Spesso, il minore si trova al centro di una battaglia legale e psicologica che lo coinvolge senza possibilità di comprendere appieno cosa sta accadendo. Questo fenomeno, tragicamente, non si limita solo a paesi con gravi conflitti armati o instabilità politica, ma interessa quotidianamente anche paesi occidentali, democratici e industrializzati, dimostrando la complessità del problema.
Quando un bambino viene sottratto e portato in un altro paese, non è solo allontanato fisicamente dall’altro genitore e dall’ambiente in cui ha vissuto, ma viene anche privato della stabilità emotiva, sociale e psicologica che aveva sviluppato fino a quel momento.
Inoltre, non bisogna dimenticare che la sottrazione internazionale spesso comporta un isolamento culturale e linguistico. L’impatto di tale sradicamento è profondo e richiede un’attenzione particolare da parte delle autorità e degli operatori psicologici, che devono agire con rapidità e sensibilità per minimizzare i danni.
Accanto alla sottrazione fisica, esiste una forma altrettanto grave e più subdola di sottrazione, quella psicoaffettiva.
La sottrazione affettiva è, in molti casi, invisibile agli occhi esterni e spesso difficile da dimostrare giuridicamente. Si tratta di una forma di abuso emotivo che sfrutta la vulnerabilità del minore, sfruttando la sua dipendenza emotiva per instillare paure ingiustificate o avversione verso il genitore alienato. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, in numerose sentenze, ha riconosciuto il danno che l’alienazione parentale causa non solo al genitore, ma soprattutto al bambino, che viene privato del diritto fondamentale di mantenere una relazione affettiva equilibrata e sana con entrambe le figure genitoriali.
Anche in questo caso, come per la sottrazione internazionale, il bambino diventa vittima di una guerra che non gli appartiene, una guerra combattuta tra genitori che utilizzano il minore come arma per ferirsi reciprocamente.
In conclusione, il nostro convegno si pone l’obiettivo di esplorare in profondità le dinamiche, le implicazioni e le possibili soluzioni per affrontare sia la sottrazione internazionale che la sottrazione psicoaffettiva del minore. Questi fenomeni richiedono un approccio multidisciplinare, che coinvolga giuristi, psicologi, assistenti sociali e legislatori, affinché si possa garantire una tutela piena ed efficace dei diritti dei minori.
Spero che si possano offrire spunti di riflessione, ma anche soluzioni concrete, affinché sempre più minori possano essere protetti da queste forme di abuso e sottrazione che segnano in maniera indelebile le loro vite.
-Avv. Cecilia Gargiulo
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